L’importanza di usare sostanze biodegradabili e sostenibili per l’ambiente
In questi ultimi anni un evento ha influito sulla tradizionale procedura della Stampa al Carbone. La messa al bando dei bicromati, da parte della Comunità Europea, ha costretto molti operatori della Stampa al Carbone a trovare nuove strade. L’obiettivo di queste note è quello di condividere alcuni miglioramenti, di cui sono venuto a conoscenza e che ho avuto modo di sperimentare.
I principali inconvenienti dei processi a base di bicromato-colloidi sono la bassa sensibilità alla luce, la scarsa conservabilità della carta carbone (quando è sensibilizzata) e la variabilità di sensibilità e contrasto in relazione alle condizioni ambientali (temperatura e umidità).
Queste caratteristiche sono state a lungo riconosciute come indesiderabili e molti tentativi sono stati fatti in passato per sostituire i bicromati con altre sostanze.
Nel 1908 Rodolfo Namias scriveva: “Se si eccettua il bitume di Giudea (NdR: che tra l’altro è 20 volte meno sensibile dei bicromati) … nessuna altra materia si conosce che possa sostituirsi alla materia colloide bicromato” (1). Nuovi sensibilizzanti, e i loro usi alternativi al bicromato, incominciano a essere noti a metà degli anni ’30 (2). Agli inizi degli anni ’90 per opera di Charles Berger e Tod Gangler, con il processo UltraStable, il bicromato viene definitivamente sostituito con uno di questi nuovi sensibilizzanti. Il sensibilizzante che qui veniva usato ha un nome poco elegante “Disodium 4,4’ Diazidostilbene 2,2′ disulfonate Tetrahydrate” e per convenienza di scrittura viene chiamato DAS. (3)
Il DAS è un sensibilizzante non nocivo per l’ambiente e quindi alternativo ai bicromati (di potassio, di ammonio, di sodio, etc.) tradizionalmente usati nei processi al pigmento.
Inoltre non presenta alcuna “Reazione al Buio” tipica dei bicromati, in quanto la carta carbone è preparata con il sensibilizzante già incorporato nella soluzione di gelatina pigmentata.
Quando la carta carbone è sensibilizzata con il bicromato cambia la sua sensibilità piuttosto rapidamente durante il periodo di asciugatura. Questo effetto è chiamato “Reazione al Buio” e produce un aumento di sensibilità e un abbassamento del contrasto in relazione all’aumento del tempo di asciugatura, della temperatura e dell’umidità. Ecco perchè con il metodo di sensibilizzazione al bicromato, per ottenere ripetibilità dei risultati, si era costretti a mantenere costante i parametri di umidità, temperatura e tempi di asciugatura.
Con l’introduzione del DAS, direttamente nella gelatina pigmentata (glop), la fase di sensibilizzazione viene completamente eliminata, risparmiando tempo di esecuzione e maggiore sicurezza dei risultati.
Sembra che fogli di carta carbone UltraStable, degli anni ’90, stampano ancora oggi immagini della stessa qualità di quando erano appena fabbricati.
Differentemente dai bicromati, la polvere di DAS deve essere custodita al riparo dalla luce, e per una buona conservazione deve essere tenuta in frigo o freezer se adoperata dopo diversi anni.
Per tutte le altre fasi di lavorazione, il DAS si comporta in modo molto simile ai bicromati.
Come regola di partenza è preferibile usare una concentrazione di DAS allo 0,6%. Per intenderci, in 500 ml di gelatina pigmentata saranno necessari appena 3 gr di DAS in polvere. Il contrasto può essere regolato modificando la concentrazione del sensibilizzante nella stessa maniera come si usava con il bicromato.
Siccome il DAS è poco solubile in acqua e raggiunge il livello di solubilità massima al 3%, preferisco preparare delle soluzioni Stock di DAS in acqua demineralizzata a una concentrazione del 2%, più bassa di quella di saturazione, per evitare precipitazioni di sale non sciolto, e da questa soluzione ricavare poi le soluzioni di Lavoro alle concentrazioni desiderate. In questo modo il DAS può essere conservato a temperatura ambiente in una semplice bottiglia di vetro color ambra per diversi mesi senza perdita di sensibilità.
Il DAS rilascia sulla stampa finale delle macchie gialle che possono essere rimosse con un doppio bagno di schiarimento diverso da quello che si usava nel carbone tradizionale. Le istruzioni che seguono spiegano il trattamento di schiarimento secondo il manuale di UltraStable:
Quando la stampa finale è completamente asciutta, le sostanze chimiche residue vengono rimosse immergendo la stampa in un primo “Bagno di Schiarimento A” per 1 minuto, segue un breve risciacquo in acqua fredda e quindi la stampa viene immersa nel “Bagno di Schiarimento B” per un altro minuto. Dopo un risciacquo finale, la stampa viene asciugata ed è pronta per la finitura.
Bagno di Schiarimento A (Soluzione Stock):
- Acqua (a 43°C) 930 ml
- Permanganato di Potassio 6 gr
- Cloruro di sodio (sale da cucina) 14 gr
- Acido Acetico Glaciale 50 ml
Bagno di Schiarimento B (Soluzione Stock):
- Acqua (a 43°C) 940 ml
- Meta-Bisolfito di Sodio 30 gr
- Solfito di sodio 30g
Per ottenere le soluzioni di lavoro dei Bagni di Schiarimento A e B, diluire ciascuna soluzione stock, in acqua fredda, 1+20.
Una volta che siamo a conoscenza di una procedura che non nuoce all’ambiente e inoltre migliora e facilita il nostro modo tradizionale di fare stampe al carbone non si ha più alcuna scusa per non abbracciare questa nuova alternativa.
(1) Pg. 124 del libro “Sui principali Prodotti Chimici usati in fotografia” di Rodolfo Namias – Il Progresso Fotografico – 1908.
(2) Pg. 321 del libro “Light-Sensitive Systems” di Jaromir Kosar – John Wiley & Sons – 1965
(3) Su questo e altri sensibilizzanti che appartengono alla famiglia DIAZO e AZIDO vedi capitolo IX del libro “Imaging Systems – New Photosensitive Processes” di R.E. Jacobson e Kurt Jacobsohn – John Wiley & Sons – 1976